Il troppo controllo che fa perdere il controllo



pubblicato il 25/03/2022




QUANDO PENSARE TROPPO FA MALE.


L’uomo attraverso il pensiero e le sue capacità cognitive-razionali ha sviluppato l’illusione di poter controllare tutto. Ma come sappiamo, questa illusione crolla miseramente di fronte all’impossibilità di controllare il caso o certe malattie, o fenomeni sia individuali che sociali.

Posso infatti, sottopormi a continui controlli medici senza che questo mi renda immune da eventuali malattie. Posso essere prudente nel mio comportamento ma questo non mi eviterà il rischio di incidenti.

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Il pensiero, il “COGITO” cartesiano se non viene estremizzato nel voler controllare tutto, è un meccanismo funzionale, è una RISORSA per affrontare le problematiche quotidiane. 

Ma quando il “COGITO”, la razionalità viene estremizzata da risorsa si trasforma in limite e diventa DISFUNZIONALE. Questo si evidenzia quando cerchiamo di adattare la razionalità a fenomeni a cui non si può adattare, come ad esempio alle paure irrazionali, ai dubbi, alle relazioni controverse, tutte situazioni in cui la razionalità si trasforma in una trappola. 

Così, il “pensare” che è una parte essenziale della nostra attività umana può diventare causa di profonde sofferenze che vanno dalla tirannia del dubbio, all’incapacità di prendere una decisione, dal continuo rimettere in discussione le proprie idee, fino ad arrivare al dubbio come vera e propria ossessione patologica.

Infatti, il dubbio può essere il trampolino di lancio del pensiero creativo ma può diventare la molla per il pensiero ossessivo. Nel pensiero creativo, il dubbio ci conduce alla scoperta di nuovi domini di pensiero, mentre, nel dubbio ossessivo viene combattuto e represso, diventando così l’aguzzino che perseguita il pensiero.

Le tipologie psicologiche di dubbi che scatenano sofferenze e che diventano invalidanti per la persona sono: 

  • Tentativo di controllo razionale delle nostre sensazioni, emozioni, ovvero il paradosso del “il troppo controllo che fa perdere il controllo
  • Tentativo di annullare i pensieri scomodi e temuti, ovvero il paradosso di “pensare di non pensare
  • Tentativo di trovare risposte certe e rassicuranti a dilemmi irrisolvibili, ovvero “non esistono risposte giuste a domande sbagliate”, proprio perché le domande o le premesse sono sbagliate.

A questo punto il pensiero si cristallizza, si irrigidisce e diventa disfunzionale. 

Si ha la PERVERSIONE DELLA RAGIONE.

L’antidoto per la perversione della ragione è un’intelligenza strategica che fa leva proprio sulla dinamica del dubbio, cioè sull’interruzione del circolo vizioso tra domande improponibili e risposte indecidibili.

Similia similibus curantur, di ippocratica memoria ci suggerisce il metodo efficace per la messa a punto di soluzioni terapeutiche, cioè entrare nella logica del sistema patologico e sovvertirne il funzionamento attraverso i suoi stessi criteri.

Questo significa indurre il paziente, attraverso il dialogo strategico, a bloccare le risposte per inibire le domande che man mano diminuiranno proprio perché non saranno più alimentate dalle risposte.

Per citare Emil Cioran, “ogni ossessione si satura su se stessa”.

Vincere senza combattere, è infatti lo stratagemma per affrontare tutte le situazioni alimentate dai tentativi di azzerarle, come è appunto, il dubbio patologico.

Colui che vorrebbe rendere prevedibile e controllabile ciò che è imprevedibile e incontrollabile rimane travolto da una compulsione incontrollabile.

Il troppo controllo che fa perdere il controllo”.


Bibliografia: “Cogito ergo soffro”  autori: Giorgio Nardone con Giulio De Santis



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